A proposito di Aaron Swartz

Un venerdì sera come tanti altri.Febbraio si è presentato in maniera del tutto anomala e i tempi,storicamente parlando,non sono dei migliori. Ricordo uno spettacolo di Marco Paolini (Album d’Aprile – Aprile 74 e 5) dove,in pochi secondi e qualche parola,si cerca di far luce su cosa voglia dire essere uomini oggi:è una lotta dura con “obiettivi civili in tempi di pace”. Una lotta che si esplica dentro di noi,una resistenza continua ed ossessiva a quel desiderio di mandare alla malora tutto ciò che ci circonda,non esiliarsi in un riposo immeritato come uomini ed individui.

Sputarselo in faccia,quotidianamente,che è necessario esserci e compiere il proprio dovere.Che ben venga il vivere di speranza-parola dolce e crudele-ma prendere atto che,indipendentemente dalla luce o il buio che troveremo in un ipotetico aldilà, stiamo vivendo un aldiquà che si manifesta in un eterno divenire e noi ci siamo dentro.Pubblico,quando sei nel teatro,diventi attore. Allora penso a mio padre,a Bernardo,ad Alekos,a Cesare, a Paolo. Stasera più che mai penso ad Aaron.

Aaron era nato al caldo e non mi è chiaro se anche il nonno portasse il suo nome.Dentro di lui coesisteva l’uomo e l’abisso.No, abisso no. O meglio non l’abisso come lo si considera comunemente. Mare.Un mare profondo di conoscenza e di varie tinte di blu. A 13 anni, Aaron,vinse un premio per aver creato un sito web non-commerciale con finalità educative.L’anno dopo collabora alla progettazione delle specifica RSS 1.0 . Crede nella cultura e nell’informazione a tal punto da diventare uno dei principali promotori e profeti del Creative Commons (CC). Lo si potrebbe definire un nerd e forse lo era. Voglio però andare oltre e raccontarvi che oltre il tecnologo vi era l’uomo. Dentro l’uomo, l’idea.

Aaron è stato principalmente un finissimo pensatore. Ha ossessivamente cercato,ci è risciuto,di essere una persona migliore che contribuisce ad un mondo migliore. Un uomo come lo descrive Kipling nella sua poesia “Se”.  Che poi, a ben pensarci, mangiatore seriale di libri quale era sicuramente si sarà imbattuto nell’augurio dell’uomo kiplinghiano. In lui co-esistevano l’uomo con la sua spinta energetica verso qualcosa di socialmente giusto e il figlio del mondo surrogante nella grande piattaforma internet. Da questo binonimo imprecisatamente divino, forse bisognerebbe spiegarlo a Scalfari, Aaron diviene baluardo dell’informazione come diritto di tutti. Un diritto che non ha costi ma solo guadagni. Un diritto che mette a ricavo l’investimento nella formazione culturale ed umana delle persone. Da questo sogno, nel 2008, scrive il “Guerrilla Open Access Manifesto” che un giorno ricorderemo come la “Dichiarazione d’Indipendenza della grande rete globale”.

Aaron ha deciso di andarsene l’anno scorso.Credo per conservare la sue idee,il suo coraggio,la sua dignità.

Io,personalmente,non ho avuto il piacere di conoscerlo tuttavia ho imparato a volergli bene, nel tempo. Dal 2005 al 2012, Aaron,ha avuto un blog dove costantemente ha raccontato quello che c’era dinnanzi e dietro i suoi occhi.Non è facile entrare nella testa delle persone ma,attraverso 444 post,siamo già un bel passo avanti.

Ad un anno dalla partenza dell’uomo, alcuni liberi attivisti italiani hanno pensato di tradurre alcuni posts del suo blog e renderli scaricabili in formato PDF. Un buon modo per conoscerlo,nel tempo.

Ecco, volendo pensare a questo ragazzo non posso far altro che pensare alla poesia di Kipling.

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